Lo stress: quando arriva il coronavirus!

CONOSCIAMO LO STRESS.. O MEGLIO COMPRENDIAMOLO!

Quante volte ci capita nell’arco della giornata di ripetere “che stress! o pensarlo solamente.

Proviamo a darne una definizione e ad indicare quali possono essere i sintomi con cui si presenta e che, spesso o qualche vota, sperimentate anche voi.

Andiamo a ritroso nel tempo..

ll termine stress deriva dal latino strictus, il cui significato letterale è “serrato”“compresso”

Nel XVII secolo per gli anglosassoni stress aveva il significato di“difficoltà”, “afflizione”; studi più recenti, nel campo della fisica lo riconducono ad un concetto utilizzato in metallurgia, dove si usa ‘mettere sotto stress’ le travi metalliche per provarne la resistenza. In altri termini tensione e “deformazione” si producono ogni volta che una forza incontra una resistenza

Storicamente il primo ad impiegare la parola “stress” fu il medico austriaco Hans Selye che, nel 1936, introdusse tale concetto in medicina. Questi lo definì come “nonspecific response of the body to any demand”, ovvero una reazione che ognuno di noi ha quando deve rispondere a diversi stimoli e fronteggiare diverse richieste. 

Per quanto concerne le caratteristiche dello stress, sempreSelye - considerato il padre della ricerca sullo stress - fu il primo ad identificare due diverse tipologie di stress che lui chiamò distress” o stress negativo ed “eustress o stress positivo. Questa distinzione fece emergere il concetto di stress inteso anche come processo finalizzato ad un migliore adattamento all’ambiente e quindi come stimoli necessari ad una reazione di adattamento.

Lo stress negativo o distress si ha quando stimoli stressanti, ossia capaci di aumentare le secrezioni ormonali, instaurano un progressivo esaurimento fino alla rottura delle difese psicofisiche. Si evidenziano cioè situazioni in cui “le condizioni di stress, e quindi di attivazione dell’organismo, permangano anche in assenza di eventi stressanti oppure che l’organismo reagisca a stimoli di lieve entità in maniera sproporzionata”.

Lo stress positivo o eustress si ha, invece, quando uno o più stimoli, anche di natura diversa, allenano la capacità di adattamento psicofisica individuale. L’eustress infatti è una forma di energia utilizzata per raggiungere più efficacemente un obiettivo: l’individuo si “nutre” degli stimoli ambientali per dare tono e vitalità all’organismo.

In base al modello di Selye, il processo stressogeno si compone di tre fasi distinte:

1. FASE DI ALLARME: il soggetto segnala l’eccesso di doveri e mette in moto le risorse per compierli;
2. FASE DI RESISTENZA: il soggetto stabilizza le sue condizioni e si adatta al nuovo tenore di richieste;
3. FASE DI ESAURIMENTO: in questa fase di registra la caduta delle difese e la successiva comparsa di sintomi fisici, fisiologici ed emotivi.

 

La durata delle varie fasi varia da individuo a individuo come varia la risposta agli eventi stressanti, detti stressor, che possono essere di natura fisica, sociale e psicologica.

Seppur la risposta stressogena e la rilevanza con cui viene visto un evento potenzialmente “nocivo” siano prettamente personali, i sintomi sperimentati sono frequenti e si possono suddividere in quattro grandi famiglie:

1. Sintomi fisici
• Dolore allo stomaco
•  Mal di schiena
•  Mal di testa
• Cattiva digestione
• Perdita di appetito
• Tensione al collo ed alle spalle
• Sudorazione delle mani
• Agitazione ed irrequietezza, perdita di sonno
• Suoni (tintinni, fischi) nelle orecchie
2. Sintomi comportamentali
• Digrignare i denti
• Attitudine alla prepotenza
• Aumento dell’uso di alcolici e/o tabacco
•  Mangiare compulsivamente 
• Criticare gli altri
• Impossibilita’ di portare le cose a termine
3. Sintomi emozionali
• Piangere spesso
• Enorme senso di pressione
•  Nervosismo, ansia, agitazione
• Solitudine
• Tensione; sentire di essere sul punto di esplodere
• Infelicità senza valido motivo 
• Sentirsi impotenti a cambiare le cose
• Essere facilmente agitati e/turbati
4. Sintomi cognitivi
• Difficoltà a pensare in maniera lucida
• Impossibilità nel prendere decisioni
• Difficoltà nel concentrarsi e distrarsi facilmente
• Dimenticare le cose 
• Pensare di scappare via
• Mancanza di creatività
• Preoccuparsi costantemente
• Perdita del senso dell’umorismo

Ma da cosa sono dettati questi sintomi? Sono solo invenzione della nostra testa? Capiamo insieme cosa succede al nostro corpo quando deve far fronte a dei “pericoli”.

Il sistema nervoso, indipendentemente dalla volontà della persona, in presenza di una reale minaccia (per esempio, essere aggrediti) o di una non reale (per esempio, sostenere un esame) reagisce allo stesso modo: come se la vita fosse in pericolo. Questa modalità di risposta è chiamata ATTACCO o FUGA.

Gli effetti dello stress sul corpo sono orchestrati da una struttura cerebrale: l’ipotalamo. Questa area, molto sensibile alle preoccupazioni e agli stati d’ansia e di paura, agisce quasi come un radar: capta ed interpreta tutti questi messaggi come una minaccia ed emette subito un segnale di avvertimento al corpo, ovvero dobbiamo scappare!”.

A questo punto, l’ipotalamo invia queste informazioni alla ghiandola pituitaria (ipofisi) e alla corteccia surrenale che, a loro volta, rilasciano i cosiddetti “Ormoni dello Stress”: Cortisolo, Adrenalina e Noradrenalina, responsabili delle modifiche fisiche e comportamentali che permettono all'organismo di affrontare e superare il pericolo.

Ma allora che funzione hanno questi ormoni nei vari distretti corporei?

Nel cuore:

Il battito cardiaco aumenta perché il cuore deve lavorare di più per pompare maggior sangue, ossigeno e zucchero per fornire maggiore energia al corpo e permettergli di scappare, e di conseguenza aumenta anche la pressione sanguigna.

 

Nel sangue:

La nostra pressione sanguigna promuove la costrizione dei vasi in modo tale da evitarci la morte nel caso in cui venissimo feriti, e il sangue inizia a coagularsi per lo stesso motivo. Quindi, quando siamo stressati, la nostra pressione può alzarsi, e il nostro sangue coagula, anche se non siamo veramente feriti e la nostra incolumità fisica non è a rischio!

 

Nella glicemia: 

Il livello di zucchero nel sangue aumenta (il fegato rilascia più glucosio) per fornire più energia ai muscoli.

 

Nei muscoli:

Il sangue fluisce maggiormente ai muscoli, soprattutto quelli delle gambe e delle braccia, per portare un maggior apporto immediato di energia. Quando succede, mettiamo i nostri muscoli sotto pressione, perché non sono stati preparati a gestire così tanto lavoro. Ecco perché quando siamo stressati spesso diciamo di sentirci “tesi”!

 

… di conseguenza cosa succede alla nostra digestione?

 

Nello stomaco e.nell’intestino:

Quando siamo in pericolo il nostro organismo disattiva tutti quei sistemi che non sono assolutamente necessari alla sopravvivenza, dunque il processo della digestione viene rallentato: il corpo riduce l’apporto di sangue agli organi digestivi poiché è preoccupato a scappare.

 

Nel respiro:

Il ritmo del nostro respiro cambia. Da rilassato, profondo, lento e diaframmatico, diventa veloce, affannato e superficiale. Il che può portare persino all’iper-ventilazione, spesso con-causa di ansia eattacchi di panico.

Aumenta anche il tono della muscolatura respiratoria accessoria (muscoli trapezi, scaleni e pettorali) accusando tensione a spalle e petto. Una respirazione superficiale e più veloce permette al nostro corpo di ricevere quanto più ossigeno per difenersi, proprio come quando corriamo per fuggire da un pericolo.

 

Nella traspirazione:

In genere, si suda per mantenere una temperatura corporea ideale. Ricordiamo che quando siamo stressati il nostro corpo ha attivato la risposta di attacco o fuga, che comporta un’iper-attivazione dell’organismo con aumento parallelo della temperatura: il sudore è dunque uno dei meccanismi messi in atto dal nostro sistema per prevenire il rischio di un surriscaldamento eccessivo.

 

Nel sistema immunitario:

Il nostro corpo, quando siamo stressati, è troppo occupato a rispondere ad una minaccia imminente, per spendere energie e risorse a prevenire e/o combattere le malattie. Elevati livelli di cortisolo protratti nel tempo, compromettono il nostro sistema immunitario determinando una minor efficienza e rendendoci più vulnerabili (febbre e raffreddori, herpes, allergie, affezioni cutanee, cicatrizzazione lenta ecc)

 

Nel sistema riproduttivo:

Così come il sistema digestivo e immunitario, anche quelloriproduttivo ha lo stesso destino: viene momentaneamente soppresso. Di fronte alla percezione di un pericolo, il nostro corpo ha come priorità unica quella di difendere la nostra sopravvivenza. Sotto stress, quindi, si sperimenta un normale calo della libido, ma se protratto nel tempo, si potrebbe vedere l’insorgenza di diversi disturbi della sfera riproduttiva per entrambi i sessi.

 

Ricordiamo che ogni risposta del nostro corpo allo stress è stata progettata per aiutarci a sopravvivere.. e menomale aggiungerei!!! Ma queste risposte vanno limitate perché una risposta da stress troppo intensa o troppo protratta nel tempo può portare a un'attivazione fisiologica e psichica eccessiva, imponendo all'organismo sforzi esagerati e innaturali, portandolo ad una fase di esaurimento e di estrema vulnerabilità.

Conosciamo lo stress, conosciamo il nostro corpo e le sue risposte, di modo che possiamo essere noi stessi i primi a rallentare o a chiedere aiuto laddove gli “insulti” sono maggiori delle nostre disponibilità.

 

 

 

 

 

REFERENCES

SELYE H., A sindrome produced by diverse Nocuous agent, in:‘ Nature’, n.138, 1936; p. 30-32.
GABASSI P. G., Psicologia del lavoro nelle organizzazioni, FrancoAngeli, Milano, 2003; p. 167
Atkinson W.W. e Hilgard E.R. (2011). Introduzione alla Psicologia. Padova: Piccin Nuova Libreria.   
Delahanty D.L., Dougall A.L., Browning L.J, Hyman K.B., Baum A. (1998). Duration of stressor and natural killer cellactivityPsychology and Health, 13, pg. 1121–1134. 
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