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Invecchiamento, un processo migliorativo

A volte pensiamo che l'invecchiamento sia qualcosa di negativo e all'esterno delle nostre possibilità.

Ci sono diversi aspetti che coinvolgono l'invecchiamento: la lucidità mentale, le prestazioni fisiche e le nostre capacità di relazione. 

 

Chi dice che questi aspetti vadano solo in un senso?

Quali obiettivi dobbiamo porci per raggiungere il massimo in tutte le aree?

 

Non ho dubbi: il cervello!


PROTEGGERE IL CERVELLO DALL’INVECCHIAMENTO?

 

Secondo gli antichi, l’Invecchiamento è la perdita progressiva, continua e irreversibile della “forza vitale” che si accompagna alla perdita delle capacità di adattamento all'ambiente e alla diminuita sopravvivenza o, inversamente, un progressivo aumento del rischio di mortalità.  

Si tratta di un processo che, volente o nolente, riguarda tutti, nessuno escluso e se da un lato non possiamo che alzare le mani, dall’altro non ci resta che rimboccarci le maniche per vivere la vecchiaia che ci spetta.

 

Perché ti dico questo?

 

Perché un conto è invecchiare, un altro conto è invecchiare bene. Se sai già come voler invecchiare è bene che tu sappia che non basta volerlo, bisogna anche impegnarsi quotidianamente. A partire da ora. Le tue scelte oggi contribuiscono a come vivrai domani.

 

Come posso intervenire sul mio futuro oggi? 

A partire dalle abitudini.

Sono convinto che la Consapevolezza sia la Chiave per tutte le porte: per questo motivo non mi limiterò a dirti cosa è bene fare, piuttosto intendo spiegarti il perché. 

 

Solitamente si consiglia attività fisica e una buona alimentazione, ma sai perché?

Quello che intendo fare oggi è renderti Consapevole, dunque Responsabile delle tue Scelte, quelle che diventeranno le tue Abitudini, le accompagnatrici del tuo processo di invecchiamento. 

Saprai già che una regolare attività fisica, se accompagnata ad una varia e salutare alimentazione, ha molteplici risvolti positivi sul nostro organismo.

 

Ricordiamo:

- Miglioramento dell’apparato circolatorio

- Regolarizzazione dei livelli di trigliceridi e colesterolo

- Apparato muscolo-scheletrico più forte con incremento di massa muscolare e ossea 

- Miglioramento del metabolismo non tanto in termini di dispendio energetico, piuttosto metabolismo nel suo mero significato: complesso di reazioni biochimiche di sintesi (anabolismo) e di degradazione (catabolismo), che si svolgono in ogni organismo vivente e che ne determinano l'accrescimento, il rinnovamento, il mantenimento

 

Questi sono i motivi per cui il medico tendenzialmente consiglia attività fisica ed una buona alimentazione. In un’ottica di prevenzione, e non solamente di cura, l’obiettivo del medico è tenerci lontani da potenziali rischi futuri. 

Le rughe, le performances fisiche che diminuiscono, gli acciacchi che aumentano ed il fisico che si modifica a discapito della massa muscolare sono fattori con cui dovremo confrontarci prima o poi.

L’invecchiamento però riguarda anche il nostro cervello. Mi preme, dunque, avvisarti che oggi la mia attenzione verterà sull’invecchiamento del cervello più che sul decadimento fisico.

 

Quante volte ti sei sentito dire o probabilmente tu stesso ti sei raccontato “è troppo tardi, dovevo pensarci quando ero più giovane”? 

 

Se stai leggendo quest’articolo e sei convinto che il rinnovo neuronale non sia possibile, ti invito a leggere fino in fondo. Voglio che sia proprio tu a trarre le conclusioni e ti invito a contattarmi personalmente qualora i dubbi permanessero, affronteremo la questione insieme!!

 

Andiamo indietro nel tempo…

Le scoperte innovative sul Sistema Nervoso risalgono a poco più di cent’anni fa quando vigeva la Dottrina del Neurone: il tessuto Nervoso non si rinnova. In diversi manuali di Istologia è ancor oggi possibile leggere che “i neuroni sono cellule perenni che, esaurita la fase di sviluppo embrionale, non si rinnovano e durano tutta la vita dell’organismo”. 

La Dottrina del Neurone venne, però, ribaltata sul finire del secolo scorso quando si infittirono le indagini sull’esistenza di cellule neoformate nel cervello Adulto del topo, della scimmia ed anche dell’Uomo. Si tratta di un fenomeno, accertato solo nel 1994, conosciuto come Neurogenesi Adulta. È stato dunque scoperto che alcuni neuroni vengono continuamente generati, ma solo in due piccole aree cerebrali: la zona Sottoventricolare e la zona Sottogranulare. In entrambe le zone, le cellule neogenerate vanno a sostituire dei neuroni morti. 

In particolare, le cellule generate nella zona Sottoventricolare migrano fino al bulbo olfattivo per elaborare gli stimoli olfattivi; le cellule generate nella zona Sottogranulare sono implicate nella memoria e nell’apprendimento. Queste due aree e le rispettive funzioni sono le uniche ad essere implicate nel rinnovo delle cellule neuronali.

 

E le malattie Neurodegenerative? In questi casi, purtroppo, i neuroni persi non possono essere rimpiazzati spontaneamente poiché le aree colpite sono differenti e le cellule neoformate nelle aree precedentemente descritte non sono in grado di sostituire altri neuroni degenerati.

 

Ma allora com’è possibile questo fenomeno? Senza entrare troppo nello specifico, nelle due aree neurogeniche esistono cellule staminali in grado di auto-rinnovarsi e di generare progenitori neurali. Insomma queste cellule pare siano la fonte della giovinezza del cervello, da trattare con cura.

 

Come facciamo a prendercene cura? Ecco che torniamo all’attività fisica e alimentazione, ma prima diamo una panoramica veloce ai fattori stimolanti le staminali cerebrali. Tra questi ritroviamo l’attività fisica, l’attività individuale, le relazioni sociali soddisfacenti, il DHEA (ormone prodotto dalla corteccia surrenale ma anche dal cervello), l’ IGF-1 (fattore di crescita insulino-simile prodotto anche dai neuroni), il BDNF (fattore nervoso di derivazione cerebrale), la Serotonina e l’ Omega 3 a catena lunga.

 

Se ti dicessi che durante l’attività fisica non solo alleni i tuoi muscoli ma anche il tuo cervello ci crederesti? 

 

Credimi, sono anni che la scienza documenta che l’attività fisica, soprattutto di tipo aerobico, ha un’azione neuroprotettrice.

Più recentemente è stato scoperto come l’esercizio fisico, non solo rafforzi le difese immunitarie, ma sia strettamente coinvolto nel controllo delle risposte infiammatorie del sistema nervoso centrale. La neuroinfiammazione nel cervello è causata e/o alimentata da differenti stimoli nocivi, come infezioni batteriche, stress, l’età che avanza e le mutazioni genetiche. L’attività fisica, però, può contribuire a contrastare questi processi infiammatori migliorando le risposte avverse. 

Attraverso studi sperimentali, infatti, è stato dimostrato che due settimane di attività fisica proteggono i neuroni dell’ippocampo (area deputata alla memoria e all’apprendimento) dall’apoptosi (morte cellulare) causata dall’iniezione di una sostanza tossica selettiva chiamata Trimetiltina. Lo studio è stato svolto su due sole settimane, immaginate che potere può avere un’abitudine sul lungo periodo.

Inoltre, alcuni ricercatori hanno ritrovato nell’ippocampo di chi svolgeva attività fisica un forte incremento dell’Interleuchina 6 (IL-6). 

Apriamo una piccola parentesi per avere le idee più chiare. L’IL-6 è una proteina naturalmente prodotta dall’uomo che generalmente ha un ruolo pro-infiammatorio (induce la risposta infiammatoria) ma anche antiinfiammatoria, a seconda del contesto. 

A noi interessa la sua azione anti-infiammatoria legata all’attività fisica.

 

Cosa succede?

 

L’attività fisica regolare induce un aumento di IL-6 che, a sua volta, inibisce l’attivazione del TNF- alfa (fattore di necrosi tumorale) dal cui segnale parte la cascata infiammatoria.

È bene, comunque, ricordare che in un contesto fortemente impregnato dal TNF-alfa e quindi in un contesto di infiammazione pregressa, l’incremento di IL-6 risulta essere benzina sul fuoco.

È chiaro che l’IL-6 sia Double-Face: pro e anti-infiamatoria. Ma la notizia positiva è che l’attività fisica non fa altro che indurre l’Interleuchina 6 a mostrare il suo lato migliore.

 

Proseguendo…

Voi tutti vi sarete accorti della sensazione di benessere che subentra dopo aver svolto esercizio fisico, difatti è proprio questo un altro meccanismo intracerebrale. L’ attività fisica regolare va a comandare e modulare la produzione di tutte quelle sostanze alla base dei farmaci anti-depressivi. Tra queste sono note la Serotonina, la Dopamina, il Glutammato e Oppioidi Endogeni: tutti ormoni fondamentali per il nostro cervello.

 

Ma non è finita qui!!

Un altro studio svolto dal Laboratorio di Neuroendocrinologia a Madrid dimostra che durante l’esercizio fisico si realizza un aumentato assorbimento di IGF-1 (fattore di crescita insulino-simile di tipo 1) circolante nel cervello e di Anandamide.

Cerchiamo di capire che ruolo svolgono queste due sostanze all’interno del nostro organismo.

 

Il primo è un ormone che, insieme al GH, è coinvolto nel normale sviluppo e crescita dei tessuti e delle ossa. È fondamentale per immagazzinare i ricordi e farli rimanere più a lungo stimolando le connessioni tra i neuroni: migliora la nostra memoria!

 

Il secondo è un mediatore lipidico comunemente noto come ‘endocannabinoide’. L’Anandamide, la cui radice ‘Ananda’ in sanscrito significa ‘felicità interiore’, si lega al recettore cerebrale CB1 (lo stesso recettore a cui si lega la Marijuana) mimando gli effetti dei composti psicoattivi della Cannabis. Per di più, quest’ultimo sistema si attiva anche dopo mezz’ora di esercizio fisico nelle persone anziane. 

 

Ora passiamo ad uno degli ultimi fattori stimolanti la neurogenesi, ovvero il BDNF.

Il suo acronimo indica il fattore nervoso di derivazione cerebrale che è una neurotrofina essenziale per la sopravvivenza, lo sviluppo e la funzione dei nostri neuroni. I suoi effetti neurotrofico e neuroprotettivo portano il BDNF ad essere al centro della ricerca per le sue importanti applicazioni nella terapia dei danni neurologici da eventi acuti (ictus) o degenerativi. 

 

L’attività fisica, anche qui, risulta vantaggiosa in quanto induce la sua disponibilità cerebrale. Effetto? Aumento della plasticità cerebrale, ovvero la capacità del cervello di creare nuove connessioni neuronali (sinapsi), soprattutto nell’area ippocampale (memoria e apprendimento). Inoltre, l’importanza della plasticità cerebrale risiede nell’adattamento: la capacità del cervello di modificare la propria struttura e le proprie funzionalità è fondamentale per adattarci allo stress, ovvero agli stimoli provenienti dall’ambiente esterno. 

Infine, vi ricordo che l’attività fisica regolare ha risvolti positivi anche sul sonno che è il principale regolatore della nostra salute fisica e mentale. L’esercizio fisico regolare, infatti, diminuendo il tempo necessario per addormentarsi incrementa il tempo totale di sonno, migliora la qualità aumentando le fasi 3 e 4, quelle del sonno profondo, a sua volta legato alla produzione di ormoni fondamentali per i processi anabolici, ovvero di sintesi, di ricostruzione e rinnovo cellulare.

 

Siamo ancora sicuri che l’attività fisica non abbia risvolti positivi anche sul nostro cervello?

Ma voglio darti un’ulteriore informazione riguardo la salute dei tuoi neuroni e della tua memoria cosicchè tu possa avere delle accortezze anche sull’alimentazione. Avrai spesso sentito parlare dell’importanza della varietà, dei legumi e delle verdure, ma non è mia intenzione, tantomeno competenza stilare diete per cui ti parlerò dell’importanza dei grassi, in particolare la serie omega-3. 

Ricerche recenti hanno dimostrato che un’adeguata presenza di omega-3 nel cervello ha effetti antidepressivi e di stimolo della neurogenesi. Gli acidi grassi omega-3 sono potenti anti-infiammatori e, tra i grassi buoni, sono considerati i più importanti. Questa tipologia di grassi si ritrova soprattutto in molti pesci tra cui salmone, sgombro, sardine, aringhe, tonno e alici (pesce azzurro) e ancor di più nell’olio ricavato da questi pesci. Vari semi, tra cui semi di lino e noci ne sono ricchi. Ti ricordo però che nei cibi di origine animale, la quantità di omega 3 dipende anche dalla tipologia di allevamento; i mangimi, ad esempio, riducono la produzione i omega-3 da parte dell’animale.

Solitamente si pensa all’attività fisica e all’alimentazione come mezzi necessari per perdere quei chiletti di troppo che ci vediamo addosso, ma i benefici delle nostre abitudine vanno ben oltre ciò che possiamo vedere, vanno ben oltre il nostro fisico. I benefici delle tue buone abitudini ti accompagneranno anche quando ti dimenticherai il motivo per cui hai iniziato a intraprendere un certo stile di vita. 

Spero di averti dato una delucidazione riguardo certi aspetti, a volte trascurati e ti invito a riconsiderare l’attività fisica e l’alimentazione come dei booster per il tuo cervello, non solo per il tuo fisico. 

 

Non è mai troppo tardi per iniziare a stimolare la propria Neurogenesi, tu che aspetti?

 

 

D.O. Giulia Sollima

Dott. Vito Lavanga

 

https://giuliasollimaosteopata.blogspot.com/

 

REFERENCES

1. Barrientos R.M., Voluntary exercise as an anti-neuroinflammatory therapeutic, Brain Behavior and Immunity 2011 

Nickerson, M., Elphick, G.F., Campisi, J., Greenwood, B.N., Fleshner, M., 2005. Physical activity alters the brain Hsp72 and IL-1beta responses toperipheral. E. Colichallenge. Am. J. Physiol. Regul. Integr. Comp. Physiol. 289.

 

2. Wu, S.Y., Wang, T.F., Yu, L., Jen, C.J., Chuang, J.I., Wu, F.S., Wu, C.W., Kuo, Y.M., 2011. Running exercise protects the substantia nigra dopaminergic neurons against inflammation-induced degeneration via the activation of BDNF signaling pathway. Brain Behav. Immun.  Funk JA et al. Voluntary exercise protects hippocampal neurons from trimethyltin injury, Brain Behavior Immunity 2011; 25: 1063-1077

 

3. Rasmussen P et al., In humans IL-6 is released from the brain during and after exercise and paralleled by enhanced IL-6 mRNA expression in the hippocampus of mice, Acta Physiol. (Ox) 2011

 

4. Hoffman B, et al., Exercise and Pharmacotherapy in patients with major depression: one-year follow-up of the SMILE study, Psychosomatic Medicine, published Ahead of print on December 10, 2010  

 

5. Heyman E, et al. Intense exercise increases circulating endocannabinoid and BDNF levels in humans. Possible implications for reward and depression , Psychoneuroendocrinology 2011 October 24 

 

6. Laske C et al. Exercise-induced normalization of decreased BDNF serum concentration in elderly women with remitted major depression, Int J Neuropsychopharmacol 2010Antonietta Ajmone-Cat M. et al. Docosahexaenoic acid modulates inflammatory and antineurogenic functions of activated microglial cells , J Neurosci Res. 2012 Mar

Il dottor Lavanga gestisce con i propri pazienti l'invecchiamento attraverso semplici azioni quotidiane
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