· 

Gli ammortizzatori della colonna vertebrale: i dischi !

LE DISCOPATIE: LA RISONANZA MAGNETICA E IL RUOLO DEL CHIRURGO VERTEBRALE

 

Il disco intervertebrale è la struttura interposta tra una vertebra e l’altra. La sua funzione principale è quella di ammortizzare i vari stress che gravano sul segmento di moto (funzione di shock absorber tra un corpo vertebrale e l’altro). Questa struttura garantisce inoltre un grado di mobilità superiore ai singoli segmenti di moto in quanto i corpi vertebrali, per via della loro conformazione anatomica, avrebbero di per sé un grado articolare di gran lunga più limitato.

 

Il disco intervertebrale è formato da due parti principali:

  • L’anulus fibroso: la parte più esterna, dove le fibre sono altamente interconnesse a formare una struttura più rigida che funge da “impalcatura”. Serve a contenere la parte interna conferendo al disco una forte resistenza alla compressione.

  • Il nucleo polposo: la parte interna, costituita da molecole complesse fortemente idrofile. Questa capacità di trattenere l’acqua conferisce al disco la capacità di ammortizzare gli stress.

 

La sinergia tra queste due parti da luogo ad una struttura estremamente resistente ma comunque in grado di deformarsi entro certi limiti, garantendo quindi le due funzioni principali del disco intervertebrale.

 

Dottore ma è vero che si scarica il disco nel corso della vita?

 

 

Come detto, un ruolo fondamentale in questo meccanismo è la capacità delle molecole del nucleo polposo di trattenere l’acqua. Purtroppo è dimostrato come nel corso del tempo, per vari processi degenerativi parafisiologici e talvolta patologici, questa capacità vada via via diminuendo e come quindi il giochino sia destinato a incepparsi dando origine ai classici problemi che molti di noi sono costretti a affrontare ogni giorno (rigidità mattutina, dolore durante i cambi di posizione, articolarità del rachide limitata e dolente ... fino a problemi neuroradicolari con irradiazione del dolore lungo la radice nervosa coinvolta). La natura di questi problemi è ovviamente ben diversa da un banale mal di schiena attribuibile ad un sovraccarico avvenuto nei giorni precedenti, che riconosce nel dolore muscolare la causa principale. Purtroppo i due quadri possono spesso sovrapporsi, dando problemi di origine mista.

 

Per studiare il disco intervertebrale e le strutture nervose ad esso adiacenti l’esame principale è la risonanza magnetica (RM). Essa permette una visione sia del tipo di degenerazione del disco intervertebrale sia dei suoi rapporti con le strutture nervose. Il radiologo ed il chirurgo vertebrale si avvalgono di una classificazione che è la classificazione di Pfirrmann. Tale classificazione permette una stadiazione della degenerazione del disco intervertebrale in base alla sua altezza e struttura, alla capacità di distinguere tra anulus fibroso e nucleo polposo ed in base all’iperintesità del disco in determinate “pesature” che rispecchia il suo contenuto idrico. La classificazione classica di Pfirrmann ci presenta quindi 5 gradi di degenerazione discale:

  • grado 1: disco con omogenea, netta divisione tra anulus (nero) e nucleo (bianco), altezza mantenuta. Un disco sano.

  • grado 2: il disco e l’anulus sono ancora chiaramente differenziabili, ma il nucleo non è più omogeneo: tipicamente presenta delle bande grigie o nere al suo interno. L’altezza è ancora mantenuta.

  • grado 3: il disco comincia perdere la sua struttura omogenea, non è chiara la distinzione tra nucleo e anulus, l’altezza è normale o lievemente diminuita

  • grado 4: disco non omogeneo, con segnali ipointensi (scuri), non si distingue più l’anulus dal nucleo e l’altezza è diminuita.

  • grado 5: disco non omogeneo, tipicamente ipointenso (scuro). Non vi è più nessuna differenza tra anulus e nucleo e lo spazio discale è pressoché collassato (non presenta altezza, i corpi vertebrali sono in diretto contatto tra loro).

 

Questa classificazione ci permette di stabilire il grado di degenerazione di un disco, ma rappresenta solamente l’aspetto radiologico. Non prende minimamente in considerazione l’aspetto più importante quando si ha a che fare con un paziente: l’aspetto clinico.

Non è infatti ad oggi completamente chiaro quale sia il nesso tra il dolore e il grado di degenerazione, poiché parliamo di uno dei sistemi più complessi dell’apparato muscoloscheletrico. Questa complessità va pari passo con una importante capacità di adattamento che permette al sistema rachide di trovare il proprio “equilibrio” e funzionare “bene” cioè in maniera efficiente e senza dolore malgrado l’immagine RM possa essere orribile.

Parlando in soldoni, se prendo un paziente qualunque sopra i 40 anni e gli faccio fare una RM, non vi sarà paziente che non mostra una qualunque di queste alterazioni, se non più di una. Nella regione lombare (la più mobile e quindi più soggetta a degenerazione) vi sono 6 dischi intervertebrali coinvolti. Andando avanti con l’età è facile imbattersi in pazienti in cui TUTTI questi dischi presentano alterazioni più o meno gravi.

 

 

 

Un vecchio aforisma in medicina dice che “quando cerchi quello che non devi cercare, trovi quello che non devi trovare”. Ed è qui che entra in gioco il Chirurgo Vertebrale. Il suo ruolo, di fronte a tutte queste alterazioni aspecifiche, è capire quale possa essere l’origine del dolore e di conseguenza la soluzione migliore. Questo è possibile solamente tramite una correlazione significativa tra la clinica e lo studio di imaging (sia esso RM, TAC o altro). In parole povere, se la sintomatologia del paziente corrisponde con l’alterazione descritta nell’esame di imaging, sia essa una degenerazione discale, un’ernia o una “semplice” postura scorretta.

In questo processo entrano in gioco numerose variabili tra cui la forma mentis del chirurgo e, principalmente, la sua esperienza. Le soluzioni possono essere conservative (di solito la prima scelta) e chirurgiche.

 

Data la complessità del sistema rachide, associato alla natura più o meno aggressiva delle soluzioni chirurgiche, risulta ancora più importante rivolgersi a del personale qualificato ed altamente specializzato per poter ottenere una diagnosi definitiva (quella famosa correlazione tra sintomatologia e immagini) che è il punto cruciale nella decisione del trattamento più appropriato.

 

 

 

 

Sono il dottor Lombardini Ambrogio, medico esperto in ortopedia della colonna.

 

In collaborazione con il dottor Lavanga Vito, amo studiare con passione tutte le innovazioni per risolvere il TUO problema con l'aspirazione a fare più con meno. 

Puoi scrivermi su WhatsApp qui 3393284926 o contattare il dr Lavanga